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Tante volte abbiamo sentito parlare di “secondo cervello” riferendosi all’intestino, ma siamo sicuri che sia l’accezione giusta per definirlo? E che invece non sia addirittura lui ad avere il primato nei confronti del tanto conosciuto “primo cervello”? Chi comanda chi? E cosa c’entra tutto questo con il cosiddetto “microbiota”?

L’enorme quantità di nuove ricerche su ciò che accade all’interno dell’intestino sta cambiando ciò che finora sapevamo sul funzionamento dell’intero nostro corpo.

La natura ha deciso di riservare al sistema nervoso enterico la funzione della sopravvivenza, fornendo ben cinque sistemi nervosi autonomi l’uno dall’altro: il mioenterico, il sottomucoso, il parasimpatico, il simpatico e il vagale, i quali gestiscono la vita vegetativa, mentre la funzione relazionale e cognitiva è di pertinenza del sistema nervoso centrale.

Di conseguenza, anche a livello “intestinale”, ci sarà una fitta rete di neuroni: si stima ce ne siano più di cento milioni, la stessa quantità contenuti nel cervello di un gatto, con la differenza che invece che trovarsi tutti in un unico grande blocco, come nel cervello, i neuroni dell’intestino sono distribuiti in una sottilissima rete che parte dalla gola per arrivare al retto.

Il microbiota

Quando diciamo che una cosa o una persona ci piace “di pancia” o che un pensiero ci fa “venire il mal di pancia” non facciamo che ribadire lo strettissimo legame che intercorre tra intestino e cervello.

Le sensazioni provenienti dal basso – sia quelle negative che lasciano l’amaro in bocca o piuttosto quelle positive come l’amore – inducono il cervello a riflettere molto sulle decisioni da prendere, memorizzando situazioni analoghe e consultandole al momento del bisogno.

Per approfondire tutto questo dobbiamo focalizzarci sulla vera star di questo processo: sto parlando di una massa di uno due chilogrammi di microbi che vive nell’intestino e forma il cosiddetto microbiota.

Si tratta di più di 50000 miliardi di microbi appartenenti ad almeno 1000 specie diverse, ma solo alcuni, per usare un linguaggio dell’aviazione militare degli Stati Uniti, sono alleati. Gli altri sono autentici nemici o che se ne stanno buoni solo fintanto che il sistema immunitario dell’individuo che li ospita è forte.

Fino a pochissimo tempo fa si sapeva poco o nulla di loro in quanto era impossibile studiarli. Ora sappiamo che fanno moltissime cose:

  • aiutano a regolare il peso corporeo,
  • istruiscono e regolano l’intero sistema immunitario,
  • trasformano parti di cibo che non possono essere digerite in un ampia gamma di ormoni e sostanze chimiche.
microbiota

Intestino e comportamento

Il fatto che la pancia possa influenzare non solo i nostri sentimenti e le nostre decisioni, ma anche eventualmente il nostro comportamento è un’ipotesi interessante a cui stanno lavorando diversi scienziati.

Per studiare questa correlazione, sono stati presi dei topi da laboratorio di due ceppi diversi, la prima molto esuberante la seconda molto introversa: i primi all’interno di una gabbietta iniziano ad esplorarla per lungo e per largo molto attivi per capire come uscirne; la seconda razza invece più introversa tendeva a stare in un angolino della gabbietta, impaurita.

A questo punto è stato somministrato un mix di antibiotici per cancellare la flora batterica presente nell’intestino dei topolini per poi inoculare ad entrambe le specie batteri intestinali tipici dell’altro ceppo.

Nei test comportamentali i ruoli si sono invertiti all’improvviso: l’esuberante è diventato introverso e, viceversa, l’introverso è diventato più esuberante.

Questo ha dimostrato che almeno sul topolino l’intestino e il suo contenuto batterico possano influenzare di molto il comportamento.

topi

Altri studi sorprendenti sono quelli relativi al trasferimento in un animale sano di batteri di chi soffre ad esempio di obesità, colite ulcerosa, schizofrenia o Parkinson: in tempo zero si osservano manifestazioni cliniche della patologia.

Ancora più importanti sono le scoperte dal ramo della oncobiotica (disciplina che studia il microbiota nella genesi e nella cura delle malattie neoplastiche): secondo due studi su “Science”, i pazienti oncologici che non rispondono agli immunoterapici sono privi di alcune specie batteriche.

Negli ultimi quindici anni c’è stato un aumento esponenziale del numero di ricerche pubblicate sia in ambito sperimentale che clinico, prova evidente dell’importanza assunta dal microbiota in campo medico.

SI tratta di studi volti a capire cosa voglia dire avere un microbiota sano, quali e quanti batteri popolino il nostro corpo e se come abbiamo accennato possano influenzare parte dei nostri pensieri.

microbiota

L’intestino e le nuove frontiere del microbiota

Proprio come loro influenzano noi, così si sta cercando di capire come noi possiamo agire su di loro per migliorare il nostro stile di vita. Un peso importante in questo c’è la sicuramente la dieta alimentare, una nutrizione selettiva che favorisca certe classi batteriche invece che altre, facendo sì che i batteri diventino delle vere centrali metaboliche.

Il futuro è all’orizzonte: a noi la capacità di coglierne i potenziali terapeutici e cavalcare questa nuova frontiera della probiotica come arma vincente nella assistenza dei nostri pazienti.

BIBLIOGRAFIA

  1. Lozio L. I probiotici – principio e uso nella pratica medica CFS – Casagrande Fidia sapiens editori associati  2017
  2. Mosley M. La dieta del Microbioma Vallardi Editore 2017
  3. Gershon M. D. Il secondo cervello – gli straordinari poteri dell’intestino – Utet libri 1998
  4. Enders G. L’intestino felice editori Sonzogno 2015
  5. Beccaria G. La vita è dolce con miliardi di batteri  Tutto salute n.1 maggio 2018